Lavorare d’immaginazione
“Ogni immagine è fondamentalmente un’operazione che si costruisce a partire
dalla relazione tra il visibile e il dicibile”
È l’illustrazione che fa spesso da compendio alla scrittura, per aiutare a completarne la lettura.
È l’illustrazione che riesce ad andare oltre le parole continuando ad esistere a prescindere da esse.
É l’Illustrazione tra le prime forme d’espressione dei bambini che da un innumerevole mucchio di matite e pennarelli colorati tirano fuori le loro interpretazioni spontanee sulla realtà, più o meno sgraziate, ma senza dubbio intensamente poetiche.
Ale Giorgini l’ha definita un’arte democratica e primordiale in quanto può tradurre un pensiero, un concetto in maniera sintetica, immediata, universalmente comprensibile.
Illustrare equivale a “ mettere in luce”, pure nel suo caso pare serva a rivelarsi, farsi conoscere, ad essere riconoscibile.
Illustratore che lavora per pubblicità, editoria, intrattenimento e social content, è oggi uno dei più noti italiani in quest’ambito. Insegna presso la Scuola Internazionale di Comics a Padova ed è art director presso Illustri Festival e Berga Urban Museum a Vicenza.
In un’intervista ha raccontato che da bambino passava le giornate a disegnare i cartoni animati, mentre da ragazzo ha studiato alla scuola per geometri a causa di un’insufficienza in disegno alle medie che lo ha disorientato e fuorviato rispetto alla sua vocazione. Da queste opposte esperienze, però, ha avuto origine il suo linguaggio figurativo in cui ha fuso insieme l’immaginario colorato e strampalato dei cartoni al rigore e alla rigidità del disegno tecnico.
Le sue coordinate:
stile minimale, esponente del pop surrealismo, tratto geometrico, colori nitidi, approccio leggero e ironico.
Tra le sue affermazioni mi piace citare:
“ Gli illustratori sono un arcipelago: tante isole solitarie”.
Non smette di essere illustratore anche nell’uso delle parole. Immaginario per professione, racchiude in poche sillabe l’essenza di un’idea: la dimensione di appartenenza dell’artista, che vive del rapporto privilegiato con se stesso, del contatto esclusivo col proprio ego, con il suo modo di percepire e di sentire il mondo, diverso da tutto il resto.
e
“ Il tempo che c’è concesso va impiegato per seguire ciò che si ama”.
Concetto teoricamente ovvio, praticamente inattuale, indispensabile a tutti coloro i quali si considerano persi, in stato confusionale, o semplicemente disinnamorati…
Mi rimanda ad una frase altrettanto emblematica in tal senso di Massimo Gramellini:
“ chi incomincia a cercare ciò che ama finirà sempre per amare ciò che trova”…..
…. Proprio all’amore Giorgini ha dedicato un libro: That’s Amore, 40 illustrazioni in cui scandaglia il sentimento per eccellenza attraverso una buona dose di ironia e spensieratezza.
Ma le sue opere di maggior successo sono probabilmente i movie posters ispirati a movie cult come Pulp Fiction, Star wars, The Ghostbusters…..
Lui è senz’altro uno che sa come veicolare informazioni di diversa natura in modo da ottenere lo stesso coinvolgimento emotivo. Riesce a fare e a disfare, riesce ad inventare, evocare, accennare, senza necessariamente spiegare o descrivere.
Osservo i suoi lavori e penso che per illustrare bisogna di certo saper raccontare, ma soprattutto, riuscire a stupirsi, essere ancora in grado di meravigliarsi di fronte alle piccole cose. Ecco perchè ne parlo, perchè ho il sospetto che si abbia sempre bisogno di un po’ di meraviglia.
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